Utlo bagnata, Utlo …

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È la mia terza partecipazione a questa gara, 82 km, 120 km e adesso questa nuova 100 km. Già informati di un cambio di percorso con riduzione del dislivello di circa 900m mi preparo psicologicamente, lo so che sarà dura. Venerdì alle 20 assisto alla partenza dei temerari della 140, pasta party e mi preparo alla mia gara che partirà alle 23. Durante il briefing non piove e le previsioni meteo sembrano dare pioggia solo dalla mattina di sabato. Si parte direzione Mottarone, io mantengo il mio passo sino a quasi la vetta dove, circa 1ora e mezza dallo start inizia a piovere (e non smetterà mai più). La discesa dal Mottarone è complicata da pioggia, scarsa visibilità e tanto freddo. Si rientra a Omegna e si imbocca il sentiero per il monte mazzoccone, è ancora buio e, in vetta il vento è gelido e la pioggia ti arriva direttamente in faccia. Tratto tecnico e discesa scivolosa fino all’alpe camasca. Mangio tanto al ristoro, ho fame e dovrò affrontare la salita verso il monte croce (il percorso originale prevedeva la discesa a Fornero e la risalita al monte croce). Il sole è sorto, ma non si percepisce la sua presenza, il paesaggio è spettrale. In vetta al monte croce mi offrono del thè caldo ma io rifiuto, ho troppo freddo e affronto subito la discesa che sarà complicata dal fango. All’alpe sacchi mi cambio maglia e calze (cominciano a comparire le prime vesciche), la pioggia continua a cadere incessante. Sulla discesa per Arola cado due volte, ho fango ovunque. Ad Arola mi aspetta il base vita, mi cambio completamente al calduccio, un piatto di pasta e si riparte. Su e giù per altre ore e, nel pomeriggio la pioggia aumenta di intensità. Raggiungo l’ultimo ristoro, Cesara, mi fermo solo 30 secondi e mi faccio una birra, so già cosa mi aspetta e lo voglio affrontare dopo averne bevuta almeno una. Questa ultima salita è il mio incubo, sono solo 600 m di dislivello ma è verticale e se aggiungiamo il fango, il freddo, i quasi 90 km che ho sulle gambe, la fa diventare un’impresa. Passo molto lento si arriva in cima, piove forte, fa freddissimo e affronto la discesa finale che sta tramontando. Mi metto la frontale e mi preparo psicologicamente per tuffarmi dalla discesa in picchiata dei laghi di Nonio. Il sentiero è un mare di fango, mi aggrappo alle piante per rimanere in piedi, riesco a non cadere. Ultimi km di asfalto sul lungolago che sembrano infiniti, corro abbastanza sciolto perché non vedo l’ora di scaldarmi. Dopo 20 ore e 13 min di intemperie finalmente arrivo, un sollievo enorme. Utlo bagnata utlo complicata!

Grazie Alessandro Crestani per questo tuo racconto e complimenti per la tenacia!