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Le previsioni sono terribili qui in pianura, ma neanche in val Pusteria ci sarà tanto da scherzare: la nostra fortuna sarà di aver scelto un albergo dotato di piscina in cui passare il tempo tra il ritorno delle gite e l’attesa per la cena. Lunedì mattina, ore 4.45 partenza poi Furcia Levataccia necessaria per cercare di evitare il traffico in quel di Milano. Fatto. Il problema sono i lavori nella ss 49 della val Pusteria che, inevitabilmente, provocano lunghe code. Pazienza, raggiungiamo Villabassa con solo un’ora di ritardo sul programma. Tempo minimo per la registrazione, cambiarsi e inforchiamo le nostre bici in direzione Brunico. Oggi il programma prevede il giro attorno a Plan de Corones con passaggio del Furcia tra Badia e Pusteria, iniziamo subito con due errori: primo la ciclabile che va verso Bressanone è adatta a MTB e gravel, quindi la percorriamo con mooolta calma. Secondo fa caldo e noi ci troviamo ad affrontare la salita nelle ore peggiori. Infatti gli ultimi 5km hanno pendenze attorno al 10% con pochi tornanti ma bei rettilinei senza coperture ombrose: all’arrivo a quota 1789m è obbligatorio riprendere fiato sotto una sparuta pianta che, probabilmente, sta patendo la calura più di noi. Se poi pensavamo di trovare refrigerio in discesa, ma anche no. L’antivento rimane in tasca e a Valdaora mentre io cerco di fare alcune vasche a rana nel lavatoio della fontana, Lale si fionda nel bar del paese riemergendo con due coche gelate. Sopravissuti.
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Martedì passo Stalle e rientro da Lienz Dopo la classica colazione di tutto e di più, ripartiamo sulle orme di ieri ma questa volta sfidiamo il traffico e i lavori della statale e in breve raggiungiamo il bivio per la valle di Anterselva. La salita è gradevolissima, ci sono alcuni strappi che ci ricordano di non abbassare la guardia, ma il panorama distoglie. In breve raggiungiamo il lago omonimo che rende obbligatoria una pausa rigeneratrice per gli occhi.
Da qui la strada è a senso unico alternato, ci mettiamo in coda e aspettiamo che auto e moto sfilino: ci aspetta una cronoscalata per evitare l’altro senso. Questa salita la si può dividere in due parti impegnative, 3km ognuna sempre al solito 10%, raccordate da una più semplice. Complice poi l’ombra che genera qualche grado in meno, la strada corre meglio sotto le ruote e raggiungiamo il passo Stalle (2050m) appena in tempo per assistere al carosello dell’accensione dei motori. Il panorama austriaco è sempre meraviglioso, ma più agreste rispetto a quello alto atesino. Giù in picchiata ma la pacchia dura poco: c’è (e sarà una costante nel giorni a seguire) il malefico Foehn che risale e ci obbliga a pedalare anche in discesa. Raggiunto il fondovalle ci immettiamo nella ciclabile che costeggia l’Isel e godiamo degli spruzzi dello stesso causati dal forte vento contrario. A Lienz una pausa pappa inevitabile, poi alla ricerca della ciclabile della Drava e risalita verso l’Italia. Brutta sorpresa: dopo 5km c’è una deviazione e veniamo mandati su una sterrata. Pensiamo che sia un cosa temporanea ma in realtà saremo su di essa fino a Sillian, 30km, osservando dall’altro lato del fiume la vecchia ciclabile asfaltata e in ombra ma con diverse frane in atto. Pazienza l’obiettivo è raggiungere la Loacker e farsi un caffèttino con dolcino, il giusto premio prima della cena. Soddisfazione.
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Mercoledì aperitivo a Cortina Hanno assegnato le Olimpiadi a Milano-Cortina e in più venerdì parte la LUT: vuoi non andare a vedere cosa combinano sti veneti? Detto fatto, salita finalmente nell’ombra e assaporare temperature mai provate in questo periodo: effettivamente fa freddino. Godiamocelo, durerà molto poco.
Cortina ci accoglie con la banda, lo striscione della Lut, le autorità, i banchetti dei festeggiamenti: noi passiamo a piedi in mezzo a tutta questa magnifica confusione e facciamo pure in tempo ad essere intervistati. Poi mentre guardiamo con distacco mal simulato la degustazione della birra locale, risaliamo in sella e affrontiamo il Tre Croci (1805m). Pur essendo un passo “minore” sarà una bellissima pedalata, con punte importanti oltre il 10% ma in un contesto che le rende semplici. La gita non è finita, perché dopo la breve discesa si deve risalire a Misurina: la vista del lago è una meraviglia che ti fa dimenticare la fatica. Rigenerante. Giovedì rifugio Auronzo: la gita Le tre cime di Lavaredo. Basta questa frase per capire la bellezza delle dolomiti. Oggi è la giornata per cui si è venuti di nuovo qui. Partiamo ben carichi di adrenalina, ce ne vorrà molta e ben distribuita. Di nuovo sulla strada, fresca, di ieri fino al bivio di Carbonin, poi non si scherza più. Già per arrivare a Misurina ci aspettano due tratti impegnativi al 12% e al 14%, ma dopo un breve respiro si affronta la salita. Bivio per il rifugio Auronzo, un chilometro di tregua prima della prima tempesta, poi altro chilometro al 16% con solo due tornanti. Fortunatamente c’è un falsopiano con annesso lago e fontana per riprendere fiato, smaltire le scorie di acido lattico e rifocillarsi adeguatamente. E’ solo la prima battaglia, la vera guerra inizia subito dopo: 4km e oltre 400m di dislivello. Poche curve, i tornanti saranno predenti solo alla fine. Punte del 19%. Auto che ti superano e poi faticano a salire, tu che preghi che nessuno si fermi davanti a te e ti obblighi di mettere il piede a terra: risalire in sella sarebbe un’impresa. A me capita quasi alla fine, sono in un tratto più semplice (si fa per dire) e riesco ad intuire l’imbranataggine del 4 ruotista. Lale è meno fortunata, incontra lo splendido nel punto peggiore e rischia di farsi male: si rialza indomita e riparte sfruttando una piazzola. Quando vediamo il parcheggio c’è da commuoversi, soprattutto la liberazione è l’ultimo tratto da affrontare al massimo dell’impegno perché la figura del rifugio significa che ce l’hai fatta. Le nostre cavalcature sono parcheggiate a farsi ammirare, perché non sono in molti quelli che salgono solo con le proprie forze. Io indosso le scarpe e vado alla forcella di Lavaredo: uno dei punti più suggestivi per far le foto. Magnificenza.
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Venerdì passo monte Croce di Comelico Oggi si scarica la fatica. E come si fa a scaricare la fatica? Aggiungendo nuova fatica. Quindi via verso Sesto ad ammirare ancora una volta le Dolomiti. In teoria dovrebbe essere una gita tranquilla, pendenze accettabili rispetto ai giorni scorsi, ma la fatica si è fatta sentire e le gambe sono ancora stanche. Pazienza, non si molla comunque perché è una fatica sana. Raggiungiamo il confine tra Alto Adige e Veneto, poi giriamo indietro: sulla via del ritorno facciamo ancora una tappa in val Fiscalina prima di trovare un prato, sdraiarci all’ombra e goderci il meritato riposo prima della partenza. Pensieri. E’ finita, in totale abbiamo percorso 450km per 6000D+, patito il caldo, respirato polvere, ma l’essenza di una vacanza attiva è proprio questo: godere della fatica che si fa, delle sofferenze prima del risultato, della gioia di raggiungere gli obiettivi o della sofferenza nel mancarli. Che poi, in fondo, è quello che facciamo ogni giorno tutti quanti. Ognuno in maniera diversa.