UtraTrail La Via Degli dei: una gara epica

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Il mio week end appenninico insieme al prode insubre Alberto Farioli inizia alle 15 di venerdi. Partenza in camper direzione Bologna.  Il viaggio è interminabile causa traffico e lunghe code.

Arriviamo a Bologna dopo le 20 e la partenza è fissata alle 23, ritiro pettorale e preparativi di rito mangiando al volo un piatto di pasta in bianco. Il tempo non è dei migliori per affrontare una gara in notturna, fa molto freddo e una pioggerella scende incessante.

Al via circa 300 atleti, il primo tratto è l’attraversamento del centro di Bologna sotto gli sguardi interrogativi della movida bolognese, prima agevole salita sotto i portici sino al santuario che sovrasta la città e poi giù in picchiata a raggiungere i primi sentieri.

Le previsioni meteo erano chiare, pioggia sino a mezzanotte o la una e poi stop…ma intanto continua a piovere.

I primi sentieri potrebbero essere corribili, ma sono delle paludi, si cerca di schivare l’acqua passando di lato ma tenere i piedi asciutti è praticamente impossibile.

Quando si incontrano le prime salite la situazione peggiora, il fango è ovunque, le scarpe diventano pesanti 10 chili l’una e alcuni tratti richiedono funambolismi degni della più dura spartan race.

Con il passare delle ore l’acqua scende con maggior vigore e ormai fradicio decido di mettermi la giacca antipioggia (si si, mi ero fidato delle previsioni)

I km scorrono lenti, l’attenzione è a mille per cercare di rimanere in piedi, ma ormai le cadute non si contano più, a metà notte si aggiunge una fitta nebbia che rende difficile riconoscere le balise. Per fortuna il tracciato è segnato benissimo ed è difficile perdersi.

Alle 5 smette di piovere, lasciando solo la nebbia ad accompagnarci sino alla fine di questa lunga notte, i piedi sono costantemente a mollo e iniziano già i primi dolori.

I ristori sono spettacolari, il brodo caldo è un toccasana, e si trova di tutto dal dolce al salato (addirittura è sempre presente un angolo Vegan).

E’ ormai giorno, la nebbia è ancora presente, passiamo un punto dove sopra le nostre teste delle pale eoliche girano vorticosamente, ma ne sentiamo solo il rumore perché la visibilità è davvero ridotta.

Ormai l’obbiettivo è solo arrivare al 70mo km, al check point dove poter ritirare la sacca per cambiarsi. Mi era portato un cambio completo, comprese le scarpe, e non vedevo l’ora di potermi mettere qualcosa di asciutto.

Il vento diventa sempre più forte e gelido, le fermate ai ristori devono essere fulminee perché si gela.

Arriviamo al 70mo km, Monte di Fo, circa 800 mt di quota, il vento è fortissimo e il telone allestito aperto su due lati non fa altro che incanalarlo. Ritiro la mia sacca ma il freddo è talmente pungente che la voglia di togliersi i vestiti è pari a zero, le scarpe ormai sono coperte da fango cementato e non riesco a sciogliere le stringhe….risultato…rimango vestito cosi come sono. Ritiro qualche gel, riconsegno la sacca e via, dopo un paio di km mi accorgo di avere la mani congelate….noooo….ho messo i guanti nella sacca riconsegnata, porc….

Arrivati in Toscana lunga discesa e poi un altrettanto lungo tratto pianeggiante dove si corre sino a San Piero a Sieve, ristoro…birra (si si la voglio) crostini toscani e via ad affrontare al 101mo km i 600 metri di dislivello del monte Senario. I piedi fanno malissimo per quel misto di acqua e fango che li massaggia da diverse ore.

Cima del monte Senario….seconda birra (me la merito) e ancora sali e scendi. Ormai ci siamo quasi mi dico…si fa buio e rimetto la frontale.

L’ultima salita che porta a Fiesole sulla carta è breve ma complice la stanchezza pare interminabile, in effetti è un vero e proprio muro!

Fiesole, si scende per raggiungere il teatro romano, ormai ci siamo. L’arrivo è posto al centro del teatro, tutto molto bello ed emozionante, si scendono i gradini stando attenti a non cadere (sarebbe una figura di …) e finalmente la medaglia al collo. Sono ormai 23 ore 41 min di gara. Dura, durissima, ma portata a casa. Ad aspettarmi c’è il super top runner Alberto che già docciato e mangiato era già pronto per una bella dormita, per lui un grandioso ottavo posto e un tempo di 17 ore e 40 min. Le gare dure sono sempre quelle che ricordi con piacere.

Alessandro Crestani

l’entusiasmo della partenza
il viaggio …
l’arrivo degli eroi