Ed Eccomi qui – di Graziano Bidoglio

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Ed eccomi qui di nuovo a scrivere, dopo quasi due anni di assenza e in crisi di astinenza da autoflagellazione. Ossola trail, che dire…. Un nome, una garanzia. Una della gare più belle che abbia fatto, con panorami da cartolina una volta sulla sommità del Faiè. Ma non quest’anno, perché come si suol dire la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede bene. Pronti via partiamo dall’arrivo di quest’anno del TDB, nonché parcheggio del campo sportivo di Arsago alle 6:45, direzione Mergozzo. Adoro Mergozzo, è uno di quei paesini che quando lo raggiungi in una bella giornata primaverile, con fioriere ricolme di colori, il sole che splende e i suoi baretti a fianco del porticciolo, ti mettono subito di buon umore….e lo spritz in riva al lago non fa che aumentare questo stato di trance mistica che si viene a creare. Ma quest’anno i programmi sono diversi. Neve in cima al Faiè pochi giorni prima e un bell’acquazzone la mattina della gara, fanno optare gli organizzatori per un percorso comune per lunga e corte che si traduce in 20Km e quasi 1400D+… una notizia che mi fa fare salti di gioia. In cosa mi sono andato a cacciare…. Va bene, stiamo tranquilli, perdersi d’animo ora non serve a nulla….avrò ben 20Km per farlo!!!! Arriva l’ora della partenza, l’elicottero fa la sua entrata in scena con una manovra degna di un film hollywoodiano, su le mani e……VIA! Io e Maurizio nemmeno sentiamo lo start e rischiamo di venire travolti dal fiume colorato. Il lancio della gara è su asfalto e i ritmi sono subito degni di nota. Maurizio mi fa subito presente che siamo sui 4:30 al km, tranquillo che tanto dura poco. Curva a sinistra e inizia il pendio. Oggi giuro che me la prendo comoda! E così faccio. La gara è troppo lunga e io sono troppo fuori allenamento. Arrivo a Vercio con mooolta calma, non ho l’orologio oggi e non voglio pensare al tempo. Salto il primo ristoro (a fine gara non mi fermerò nemmeno ad uno) e dopo i pratoni del Santuario della Madonna delle Grazie (che spero mi assista nella prima discesa) mi accingo ad imboccare la mia “amata” discesa per Bracchio. In realtà la odio con tutto il mio cuore e visto che non ho ne fiato ne gambe, decido di farla a velocità bradipo, visto la salita di Montorfano che da lontano già mi fa l’occhiolino. Con calma arrivo a Mergozzo e imbocco il sentiero azzurro, fino a qui conosco bene il percorso ma poi buio totale….ho solo marginali racconti di atleti distrutti dalla salita a Montorfano e questo devo dire che mi inquieta lievemente. Però metà percorso è andato e le gambe per ora rispondono ancora bene, per quanto possa farlo un fisico non allenato e impigrito. Il sentiero azzurro finisce e comincia la salita asfaltata. Scambio qualche parola con un atleta che mi affianca sulla salita, giusto il tempo di due risate che già vedo l’imbocco del sentiero. La prima parte è tosta ma ancora non ho idea di cosa mi aspetterà più avanti. Sali, sali, sali, ecco che a un certo punto mi trovo davanti uno scivolo di pietra col 40% di pendenza, utilizzato nel passato per portare a valle i blocchi di granito estratti dalla montagna. Opto per il sentiero laterale, se mi scappa un piede ma la faccio tutta di faccia fino al lago! A poca distanza dalla vetta i gradoni si fanno sempre più alti e con loro anche la mia stanchezza. Comincio a sentire tirare i muscoli delle gambe e non passa molto ai primi accenni di crampi. Rallento ulteriormente, ho almeno altri 5km di discesa e non posso permettermi di avere gambe che non rispondono. Finalmente con fatica guadagno la cima, imbocco la discesa ma cerco di non forzare. Serve a poco, dopo qualche centinaio di metri sento bloccarsi qualcosa all’altezza del tendine d’achille, appena sotto i polpacci. Mi coglie impreparato, e i polpacci cosa aspettano ad intorpidirsi?!? Zoppico, mi fermo, tiro le punte dei piedi e riparto. Avanti nella discesa, che in passato tanto mi era amica. Oggi oltre a non andare in salita, e non è una novità, anche la discesa mi è ostica. Ma non mi perdo d’animo, mancano ancora 5 km ma il peggio è passato. A parte qualche dolore ai quadricipiti, proseguo nel calvario della discesa modalità tartaruga ubriaca. Giunto quasi all’imbocco della strada asfaltata per Mergozzo ho un altro scambio di parole con un altro concorrente, imbocchiamo insieme la discesa e poco prima dell’ultima esse per il traguardo prendo velocità a causa della pendenza. Ho tre concorrenti davanti ma se dovessi frenare di colpo sono sicuro che la gambe mi farebbero ciao, ciao, quindi opto per l’opzione “largooooo, non riesco a frenare!!!!!!” Per fortuna mi aprono un varco, a stento faccio curva e controcurva e mi lancio a capofitto verso il traguardo! Pericolo tamponamento scampato, pericolo crampi scampato, FINISHER! Sono contento parzialmente, ma vista l’assente preparazione sono orgoglioso di non aver mollato nemmeno questa volta! Al traguardo gli amici della mia squadra mi stanno aspettando, applausi per me, nemmeno avessi vinto…GRAZIE RAGAZZI! Forse con oggi ho qualche possibilità di rientrare nel mood “allenamento propositivo “, cominciamo ad organizzarci per i prossimi mesi e stiamo a vedere cosa accadrà…. “E la birra?”, qualcuno di voi penserà….. questa non è una storia di birra, ma non disperate….di certo non sarà l’ultima!  A presto Graziano